sabato 15 febbraio 2025

Disinformazione e democrazia: cercare la verità tra libertà di opinione e fake news

Parto da un articolo sui problemi dell'informazione e delle fake news pubblicato sul Corriere della Salute del 13 novembre 2024 come trampolino di lancio per una riflessione sui temi di cui sopra.

Ebbene, andando dritti al sodo, l'«incertezza onnipervasiva», di cui parla la politologa Jodi Dean già nel 2000, è la stessa che ho provato io selezionando questi ultimi mesi le mie fonti di informazione in modo da poterne parlare con voi. È un lavoro che, confesso, ho voluto fare innanzitutto per me.

Questo articolo capita a fagiolo nel ri-confermare ciò che ho pensato da sempre: la democrazia dà, la democrazia toglie. Ciononostante, non ho pensato ancora ad un'alternativa migliore alla democrazia.

Certamente l'alternativa non può mettere al primo posto la censura (sia di destra che di sinistra), la polizia morale, che vediamo in paesi orientali (sotto gli occhi di tutti) e occidentali seppure democratici (forse ancora sottovaluta).

Non si può continuare a non vedere però cosa succede nella realtà, sotto la pelle di tutti noi (in senso lato). Riporta l'articolo: «il problema tocca tutti i settori, dalla politica, all'economia, alla cronaca, ma gioca un ruolo particolare nel campo scientifico».

La disinformazione deforma i fatti, ciò vuol dire che non sono tanto i fatti a formare le notizie ma le notizie a formare i fatti.
Qual è l'antidoto per uscirne? Cosa si può fare quando da una parte si ha il bisogno, anzi, il «compito», così come lo definisce l'articolo, di «provare a convincere dell'importanza di basare le proprie decisioni su dati solidi» e dall'altra il bisogno di tutelare il diritto di tutti ad esprimere la propria opinione?

Il Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti in questo comunicato (https://odg.mi.it/massime/sui-dati-relativi-alla-violenza-di-genere/) ha fatto bene a non considerare sanzionabile, sebbene considerandolo non corretto, l'atteggiamento di alcuni giornalisti di aumentare ad libitum i numeri delle violenze sulle donne perché, come dall'Ordine stesso riferito, la percezione del fenomeno nella sua gravità "non muterebbe"?

Rimandiamo ad un post di Wannabebuddha su Instagram (https://www.instagram.com/p/DDZNDrcu0Cd/) dove possono essere lette alcune riflessioni sui bias sui quali si è portati da lettori, ma prima ancora come esseri umani, a cadere a causa degli articoli di disinformazione di questo tipo che, sebbene non incoraggiati dall'Ordine, vengono però resi accettabili («non può dirsi che l’enfatizzazione di un dato statistico, nella misura in cui non alteri in modo inaccettabile la verità sostanziale del fatto riferito comporti di per sé una violazione disciplinarmente sanzionabile»).

In altre parole? Viene reso platealmente accettabile, in quanto non sanzionabile, ciò che oscura la verità (perché la percezione del fenomeno nella sua gravità, come detto prima, "non muterebbe"!).

Però, cerco di venire incontro all'Ordine chiedendomi: e se magari ci fosse qualcosa che consentisse loro di dire ciò che hanno detto? E se come esseri umani non abbiamo capito ancora come vedere del dolo nell'atteggiamento di alcuni giornalisti della disinformazione? Possiamo identificare bene dove inizia l'allarmismo voluto da quello non voluto?
Ciononostante, se anche non ne fossimo in grado: non dovremmo forse pretendere, da cittadini, che vengano sanzionate le persone che diffondono, a prescindere dal dolo, disinformazione diffondendola alle masse, nella misura in cui vengono sanzionate, per fare un parallelismo, le persone che alla guida vanno ad alta velocità e che per questo mettono a rischio l'incolumità fisica e psicologica degli altri alla guida e non, anche nel caso in cui non provochino incidenti reali, e verso i quali la legge giustamente toglie i punti della patente?

I bias possono generare inutile ansia, pensieri ossessivi, e diversi sono stati i pazienti che, dopo narrazioni femministe (scrivete su Google o Google Immagini: "tu uomo sei FIlippo Turetta", per capire a cosa mi sto riferendo) che denigravano il maschio in quanto tale, hanno riferito questi sintomi agli psicologi e psicoterapeuti nei mesi di novembre e dicembre 2023, mesi nei quali avvenne una grandissima campagna mediatica e culturale a seguito del caso Cecchettin, volta alla diffusione sistematica dell'odio verso il maschio, carnefice assoluto della storia per il patriarcato (inteso come "maschiarcato") del femminismo.

Il problema della disinformazione è però lungi dall'essere chiuso perché c'è bisogno di rendersi conto di come nessuno (se non gente veramente preparata) va a fondo nel verificare ciò che legge e di come una componente di fiducia o assenso in ciò che si legge, anche del giornale più attendibile, anche della informazione realmente vera, è sempre presente.

Anche in noi, ovviamente.

Concludiamo dunque con un consiglio che Rickdufer, una persona competente in filosofia, ogni tanto ci dice nei suoi video, e cioè che non è tanto interessante ciò a cui qualcuno crede quanto il modo in cui si è arrivati a credere in ciò che si crede.
E, infondo, non è poi quello che pensava Socrate 2400 anni fa?
Secondo quanto ci riferisce il Teeteto di Platone, Socrate costringe gli altri a rendere conto di sé, ovvero a giustificare il modo in cui hanno scelto di vivere.

Prendere come modello Socrate con la sua "maieutica" o il consiglio di Rickdufer significa commettere un atto di coraggio perché significa essere fuori posto, eccentrici, spaesanti e spesso, se non sempre, anche inopportuni: àtopos, come dicevano gli antichi greci.

Infatti, se non possiamo raggiungere la verità, potremmo forse così raggiungere fasci di verità, potremmo forse raggiungere una verità asintotica ed essere meno immobili possibili?

dal Corriere della Salute del 13 novembre 2024

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